Ieri erano quarantun’anni dall’omicidio Pasolini, su cui leggete notizie recenti qui allegate. Mi limito a dire che il poeta ha fatto da spartiacque a un’epoca, molto di più della Tangentopoli successiva ma già implicita nei suoi scritti (risultata una spinta per la scesa) e di qualunque altra occasione pubblica. Con tutti i suoi limiti e le sue contraddizioni, le sue poesie devastanti e i suoi romanzi ormai datati, la sua filmografia antivedente e i suoi saggi resistenziali, Pier Paolo è stato l’ultimo intellettuale davvero di combattimento, al confine tra il potere e l’opinione pubblica. Quindi, pur riservandomi ogni diritto/dovere/ipotesi di critica nei confronti di uno a modo suo geniale e tradotto un po’ dappertutto, così vicino persino oggi alla sensibilità di un giovane con un po’ di sale in zucca, confesso apertamente: sono un pasoliniano, tardo, approssimativo, sopravvissuto. Ma la sua quintessenza, la pietra filosofale del suo pensare in un misto di logica ed emotività, dovrebbe ancora seppellire tutto il ciarpame circostante. Non sono un nostalgico, infatti, Pasolini parlava al futuro…
o.b.
DELITTO PASOLINI / IL CASO SI RIAPRE, TROVATO IL DNA DI IGNOTO 3
Andrea Cinquegrani per La Voce delle Voci
Pasolini, delitto di Stato. Come fu per il presidente dell’Eni Enrico Mattei e per il giornalista de L’Ora Mauro De Mauro, per il magistrato Pietro Scaglione e il vicequestore di Palermo Boris Giuliano. Buchi neri nella nostra storia, Servizi fino ad oggi perfetti. Ma qualcosa nella trama potrebbe rompersi.
A 41 anni esatti dal massacro di quel corpo all’Idroscalo di Roma, da quell’estremo sacrificio in nome della Verità, forse si apre uno spiraglio. Il 31 ottobre, infatti, l’avvocato Stefano Maccioni, legale del cugino di Pier Paolo, Guido Mazzon, ha chiesto la riapertura delle indagini perchè con la prova del Dna si ha oggi la certezza di almeno un terzo protagonista sulla scena del delitto: quell’Ignoto 3 fino ad oggi rimasto sempre nell’ombra. Ma dagli accertamenti scientifici potrebbero saltare fuori anche altre presenze: perchè – come viene ricostruito con estrema chiarezza nel film appena uscito “La macchinazione”, protagonista Massimo Ranieri nelle vesti di Pier Paolo – c’erano parecchi malavitosi (con ogni probabilità manovalanza della banda della Magliana) ad affollare quel macabro palcoscenico nella notte del 2 novembre 1975. Leggi tutto
Uccisa due volte. Dalla Giustizia italiana
Andrea Cinquegrani per La Voce delle Voci
Giallo Alpi. Giorni fa l’ennesimo schiaffo alla memoria di Ilaria e Miran Hrovatin, l’assoluzione del killer inventato dai “burattinai” per depistare meglio, 26 anni affibbiati Hashi Omar Assan che c’entrava come il cavolo a merenda. “Una conclusione schifosa, una tragica farsa”, ha ancora la forza di commentare Luciana Alpi, la sempre più sola madre di Ilaria.
Solo una giustizia inefficiente? Dotata sempre dei soliti scarsi mezzi? Oppure pigra e farraginosa? Altri aggettivi servono meglio a descrivere i fatti: depistante, utilizzata solo per coprire quanto è realmente accaduto. Quindi, in soldoni, complice. Soprattutto se il burattinaio è da novanta: addirittura in casacca a stelle e strisce, la CIA. Ci sono – a questo punto del giallo tragicamente farsesco – molte tessere del mosaico che combaciano, e mandano una luce sinistra. Vediamole, ripercorrendo alcuni passaggi recenti e passati.
Ecco un paio di frasi pronunciate da Luciana Alpi: “Oggi abbiamo appreso che Ilaria è morta di caldo. Sì, di caldo, in Somalia”.
“Sono furibonda per tutto quello che hanno fatto e disfatto per coprire gli assassini e i moventi di un duplice delitto”. “I giudici non hanno ascoltato i veri protagonisti di questo lungo depistaggio”.
“Dai verbali delle udienze emerge che l’ambasciatore Giuseppe Cassini ha portato in Italia il testimone Gelle, il quale accusa Hashi di aver sparato a Ilaria e Miran. Ma non c’è mai stato un giudice o una Corte che lo abbiano interrogato. Per confermare o per smentire. Hanno condannato un giovane sulla base di una sola dichiarazione”. E oggi neanche si scusano. Leggi tutto